Gatti e cani in casa: poca pulizia e troppi rumori portano alla condanna della padrona

Definitiva la condanna per i reati di disturbo delle occupazioni e del riposo delle persone e di getto pericoloso di cose, ossia l’olezzo proveniente dall’appartamento e insopportabile per i vicini di casa

Gatti e cani in casa: poca pulizia e troppi rumori portano alla condanna della padrona

Gatti e cani in casa: guaiti, miagolii e puzza infastidiscono i vicini. Condannata la padrona degli animali. Indiscutibile, secondo i giudici (sentenza numero 2795 del 23 gennaio 2025 della Cassazione), la responsabilità penale della donna, che ha tenuto dentro casa sette cani e ventisei gatti, badando pochissimo alla loro pulizia e al loro controllo. Scenario della vicenda è la provincia calabrese. A finire nei guai è una donna, ‘segnalata’ alle forze dell’ordine da una querela presentata in Commissariato da una sua condòmina, la quale ha, in sostanza, segnalato il disagio subito a causa dei troppi animali domestici presenti nella casa della donna. A seguito di accertamenti ad hoc, con tanto di sopralluogo, la padrona di cani e gatti si ritrova condannata in Tribunale per i reati di disturbo delle occupazioni e del riposo delle persone – cioè le persone che vivono nel suo palazzo e nel palazzo vicino – e di getto pericoloso di cose, ossia l’olezzo proveniente dal suo appartamento e insopportabile per i vicini di casa. Per quanto concerne la pena, essa viene fissata in 200 euro di ammenda. Per quanto concerne la responsabilità penale, i giudici di merito sono netti: la donna ha tenuto sette cani e ventisei gatti all’interno del proprio appartamento e gli animali hanno, a causa del continuo abbaiare e strepitare in tutte le ore del giorno e della notte, disturbato gli altri condòmini, e, inoltre, in ragione dell’incuria e delle precarie condizioni igieniche in cui erano tenuti sia gli animali, lasciati liberi di circolare anche nel condominio, sia la casa, vi erano odori nauseabondi, costantemente avvertiti dai residenti nello stabile e dagli abitanti degli immobili limitrofi. Inutili le obiezioni difensive proposte dalla donna in Cassazione e mirate a sostenere la tesi della mancanza di proprie condotte dolose o colpose poste in essere per arrecare danno ai vicini. Anche per i magistrati di terzo grado, difatti, il quadro è chiaro, alla luce, tra l’altro, delle risultanze del sopralluogo effettuato dalle forze dell’ordine nella casa e nel palazzo e del contenuto delle

deposizioni raccolte. Nello specifico, si è appurata la condizione di incuria in cui versavano i balconi, ingombri degli escrementi dell’ingente numero di cani e gatti, senza che neanche all’interno della casa si provvedesse alle necessarie operazioni di pulizia, stante l’odore nauseabondo causato anche dalle esalazioni di urina. Ancora, è risultata evidente la sporcizia delle scale e dei locali comuni dello stabile, venendo gli animali lasciati liberi di circolare anche all’interno del condominio, pur privi di guinzaglio e museruola. Accertato, inoltre, anche il continuo abbaiare, di giorno e di notte, dei cani, così come il miagolio ininterrotto dei gatti. Palese, quindi, sottolineano i magistrati di Cassazione, la penale responsabilità della padrona degli animali, e ciò a fronte sia della entità delle esalazioni maleodoranti degli animali da lei detenuti, e come tali a costei imputabili, sia della mancata adozione di cautele idonee ad evitare disturbi e molestie ai vicini di casa, sia, infine, per l’evidente superamento della normale tollerabilità, in ragione degli effetti provocati dalle esalazioni. Per quanto concerne, poi, il disturbo della quiete pubblica, il fatto è rilevante se potenzialmente idoneo ad essere risentito da un numero indeterminato di persone, costituito, nella vicenda in esame, non solo dai condòmini residenti nello stesso stabile, ma altresì dagli abitanti dell’edificio limitrofo, i quali hanno riferito di essere stati continuamente infastiditi dall’ululato degli animali, sia di giorno che di notte.

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